Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (S.P.R.A.R.)

L’attività del progetto S.P.R.A.R di Rimini è incominciata nel 2009. Gestita inizialmente in collaborazione con la Provincia, da febbraio 2014 è proseguita con il Comune di Rimini quale ente titolare del progetto denominato “Rimini, porto sicuro”.

Il progetto prevede l’accoglienza integrata e l’assistenza nei confronti di persone migranti richiedenti asilo o beneficiarie di protezione internazionale, presenti sul territorio o inviate dal Servizio Centrale del sistema di protezione, che gestisce la rete di tutti i progetti S.P.R.A.R. attivi sul territorio nazionale.

Il progetto si propone di assistere i beneficiari attraverso una serie di servizi. I principali sono la fornitura di un’abitazione idonea (per un periodo di sei mesi eventualmente prorogabile fino al massimo di un anno), l’assistenza burocratica e legale, la predisposizione di corsi intensivi di lingua italiana, la formazione professionale, l’attività formativa in azienda attraverso tirocini e borse lavoro, il coinvolgimento in percorsi di aiuto nel recupero delle proprie potenzialità e di un’autonomia nel gestire il quotidiano e nel pianificare il proprio futuro, la promozione e l’organizzazione di iniziative di sensibilizzazione sul tema delle migrazioni e del rifugio.

Nel 2015 sono state accolte 60 persone, provenienti da:

Nazione di provenienza n
Pakistan 15
Afghanistan 15
Mali 5
Nigeria 5
Gambia 4
Somalia 4
Senegal 3
Eritrea 2
Ghana 2
Costa d’Avorio 1
Egitto 1
Iraq 1
Sudan 1
Yemen 1
Totale 60

Per età la composizione è:

Classe di età n
Meno di 19 anni 5
19 – 30 anni 38
31 – 45 anni 17
Totale 60

La maggior parte di loro è stata inviata dai centri di accoglienza governativi (i cosiddetti C.A.R.A., Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo), mentre altri sono arrivati sul territorio senza alcun tipo di assistenza o di indicazione, a volte rintracciati dalle Forze dell’Ordine e inseriti nel progetto attraverso i servizi di assistenza per cittadini stranieri.

Poco meno della metà delle persone accolte sono giunte in Italia via mare, con imbarcazioni di fortuna. Le altre hanno raggiunto il nostro Paese via terra, dal confine friulano o attraverso le frontiere aeree.