Il problema della salute

Premessa

Da diversi anni ci stiamo interrogando come Caritas diocesana su come agire quando ci ritroviamo di fronte a persone che vivono in un forte disagio economico ed hanno seri problemi di salute.

In particolare siamo in difficoltà quando vengono dimesse dall’Ospedale delle persone senza dimora e vengono ospitate da noi, ma necessiterebbero di un’assistenza specializzata che non siamo in grado di offrire; quando si rivolgono a noi persone prive di residenza anagrafica e necessitano di farmaci specifici con relative ricette, ma senza medico di base non possono acquistarli; oppure quando una persona comunitaria ha problemi di salute ed ha il tesserino sanitario scaduto che, per essere rinnovato, comporta una spesa di centinaia di euro; oppure quando ci si presenta una persona con problemi di salute mentale o malattie croniche, che necessita di cure e farmaci specifici ma, avendo residenza in un altro comune, il servizio sanitario locale non rilascia ricette o farmaci, se non dopo ulteriori accertamenti che richiedono tempi lunghi e fanno sì che la persona, per un determinato periodo, resti senza l’adeguata cura necessaria.

 

Per comprendere la gravità del problema si descrive, di seguito, le caratteristiche delle persone incontrate nel 2015 con problemi di salute.

Le donne colpite più degli uomini da problemi di salute

Su un totale di 2.199 persone che si sono rivolte al Centro di Ascolto della Caritas diocesana nel 2015, 283 hanno dichiarato di avere problemi di salute, pari al 13%.

Sono 100 donne (35,6%) e 183 uomini (64,4%); da un confronto con l’insieme completo di tutti gli utenti della Caritas Diocesana si riscontra che le donne colpite da problemi di salute degli uomini sono il 15%, mentre gli uomini lo sono in percentuale minore, il 12%.

Problemi di salute Femmine % Maschi % Totale %
Anoressia/bulimia/disturbi alimentari 4 4 0 0 4 1
Demenza 1 1 0 0 1 0
Depressione 10 10 20 11 30 11
Handicap organico/fisico/sensoriale 7 7 22 12 29 10
Handicap psico-mentale 8 8 2 1 10 4
Handicap/disabilita’ 0 0 1 1 1 0
Malattie cardiovascolari 10 10 24 13 34 12
Malattie infettive 0 0 4 2 4 1
Malattie mentali 3 3 7 4 10 4
Malattie renali/dialisi 1 1 0 0 1 0
Malattie respiratorie 1 1 6 3 7 2
Patologie post-traumatiche 9 9 30 16 39 14
Perdita di autosufficienza 2 2 3 2 5 2
Problemi socio-sanitari post-operatori 9 9 8 4 17 6
Tumori 8 8 7 4 15 5
Altro 27 27 49 27 76 27
Totale complessivo 100 100 183 100 283 100

Le patologie più frequenti sono quelle post-traumatiche (16,4% del totale) e quelle cardiovascolari (12%); seguono la depressione (10,6%) e gli handicap fisico/organici (10,2%). Gli uomini tendono a soffrire prevalentemente di patologie post-traumatiche e handicap fisico-organici, mentre le donne denunciano più frequentemente la ricorrenza di disturbi psichiatrici invalidanti (in misura quadrupla rispetto agli uomini: 8% contro 2%) e di tumori (8% contro il 3,8% degli uomini). I disturbi alimentari sono invece un monopolio esclusivo del genere femminile.

I meno giovani hanno più problemi di salute

Coloro che hanno tra i 45 e i 64 anni rappresentano più della metà di tutti coloro che si sono presentati alla Caritas diocesana con problemi di salute; se a questi aggiungiamo gli over 65 raggiungiamo complessivamente i due terzi. Possiamo quindi affermare che coloro che maggiormente presentano problemi di salute hanno un’età superiore ai 45 anni.

Rispetto alle problematiche i giovani accusano più frequentemente patologie legate ad eventi traumatici quali cadute, incidenti, aggressioni, violenze e malattie respiratorie, dovute spesso alla vita in strada. I meno giovani presentano più spesso malattie di tipo cardiovascolari e tumori e dichiarano di soffrire di depressione. Problemi di disabilità sono equamente rappresentati in entrambe le categorie di classi di età.

Non c’è differenza di nazionalità

Problemi di salute Italiani % Stranieri %
Patologie post-traumatiche 14 10 25 18
Malattie cardiovascolari 19 13 15 11
Handicap organico/fisico/sensoriale 15 11 14 10
Depressione 17 12 12 9
Problemi socio-sanitari post-operatori 7 5 10 7
Malattie respiratorie 1 1 6 4
Tumori 8 6 6 4
Malattie mentali 7 5 2 1
Anoressia/bulimia/disturbi alimentari 3 2 1 1
Handicap psico-mentale 9 6 1 1
Malattie infettive 3 2 1 1
Malattie renali/dialisi 0 0 1 1
Demenza 1 1 0 0
Handicap/disabilita’ 1 1 0 0
Perdita di autosufficienza 5 4 0 0
Altro 31 22 44 32
Totale complessivo 141 100 138 100

Rispetto alla cittadinanza, gli italiani e gli stranieri sono equamente bipartiti; quanto alle patologie, entrambi i gruppi sembrano essere affetti dagli stessi disturbi, tranne che per le patologie cardiache e per le malattie psichiatriche, prevalenti percentualmente negli italiani. Gli stranieri radoppiano gli italiani per le patologie post-traumatiche (18,1 contro 9,9%). Riguardo alla nazionalità, gli italiani sono al primo posto e rappresentano quasi la metà del totale (131 pari al 46,3%); seguono i rumeni (41 pari al 14,5%), i marocchini (28 pari al 9,9%) e i tunisini (15, il 5,3%).

Le differenze per stato civile

Quanto allo stato civile, la classe più numerosa è rappresentata dai celibi (quasi il 40%), i cui dati appaiono sostanzialmente in linea con quelli del Centro di Ascolto. Rispetto ai problemi di salute superano, di quasi il doppio, gli analoghi stati civili, per quel che concerne le problematiche psichiatrico-mentali. Significativa la frequenza dei disturbi depressivi nelle vedove (più che doppia: 21,4 contro la media di 10,6%) come pure delle malattie cardiovascolari (17,9 contro una media del 12%), dato quest’ultimo, peraltro, prevedibile considerata l’età presumibile del sottogruppo. La medesima patologia appare elevata anche nei divorziati (25 contro il 12%), mentre in entrambi i sottogruppi di divorziati e separati prevalgono le patologie post-traumatiche (16 contro il 13%). Coloro che soffrono di handicap fisico-organici sono più coniugati rispetto alla media (18 contro il 10).

Più basso è il titolo di studio più alta è l’incidenza di situazioni di malessere

Lo svantaggio sociale rappresentato dalla mancanza di un’adeguata formazione scolastica-professionale viene confermato dall’utenza presentatasi al Centro di Ascolto della Caritas Diocesana: i titoli di studio inferiori sono fattori sfavorevoli al mantenimento di buone condizioni di salute, in quanto, spesso, alla bassa formazione scolastica corrispondono lavori più usuranti, inferiori opportunità di resistenza alla crisi economica, nonché minori occasioni di rientro in ambito lavorativo una volta disoccupati. Sul campione totale solo il 14,8% è in possesso di un titolo di formazione scolastica superiore, mentre l’57% ha un titolo di studio di scuola media inferiore, o solo la licenza elementare.

La famiglia è un sostegno

Per quanto riguarda le relazione affettive/sociali, le problematiche sanitarie sembrano riguardare prevalentemente le persone prive di legami affettivi stabili o non inseriti in contesti solidaristici/amicali. Infatti, ben i 2/3 del campione risulta vivere da solo. Ancora una volta, quindi, la famiglia si conferma camera di compensazione di fattori sociali sfavorenti la qualità della vita e causa di benessere degli individui. Interessante, per il suo scostamento dalla media, la frequenza di persone con Handicap (17,8 contro il 13,7%) e di persone con tumori all’interno dei nuclei familiari (9,6% contro il 5,3% della media del campione). La sovra frequenza delle malattie cardiache riguarda invece chi vive con conoscenti (16,7% contro il 12% della media).

Coloro che soffrono di depressione vivono prevalentemente da soli (12%) o con i familiari (10%).

Ι senza dimora sono più a rischio

La condizione abitativa determina quasi uno spartiacque nel campione degli utenti con problemi di salute, per le obiettive condizioni di stress determinate dalla mancanza di una dimora. Coloro che non hanno casa soffrono di più di:

  • patologie post-traumatiche, in quanto più a rischio di attivi di aggressione, violenze, incidenti e impossibilitati a vivere in ambiente protetto per potersi rimettere in forma;
  • malattie cardiovascolari, in quanto il vivere in condizioni ambientali sfavorevoli e l’essere privi di un’adeguata alimentazione provoca, inevitabilmente un affaticamento del sistema circolatorio e la mancanza di cure continue ne accentua i peggioramenti;
  • depressione, in quanto spesso in strada si ripensa agli errori commessi, si vive il senso di solitudine, di fallimento, sensazioni che, a lungo andare, provocano la depressione.

Tra coloro che hanno un domicilio sono invece più frequenti le situazioni di handicap, di tumori e di problemi socio-sanitari post ospedalieri.

Handicap e salute

Il Centro di Ascolto, nel corso del 2015 si è relazionato anche con persone le cui condizioni di salute sono sfociate in difficoltà di interazione con l’ambiente fisico-sociale. Il totale di portatori handicap incontrati ammonta a 42, 29 di questi (69%) con invalidità organico/fisica e 10 (23,8%) psico-mentale.

Gli italiani rappresentano quasi il 60% del gruppo (24); seguono i rumeni con 7 persone ( 16,7%).

27 gli uomini (65%), 15 le donne; celibi al 59,5% e coniugati nel 23,8% dei casi: i primi sono particolarmente rappresentati dal sottogruppo degli invalidi psico-mentali (70% ), nessuno dei quali è coniugato. Nel 30% dei casi sono in possesso un diploma professionale e quasi nella medesima misura un diploma di media inferiore; solo 6 di loro (14,3%) hanno un titolo di studio superiore. 25 su 42 vivono soli (circa 60%), mentre solo 1 su 3 vive in un contesto familiare; situazione che si riflette sulla loro condizione abitativa, che in egual misura divide i senza dimora da coloro che un domicilio ce l’hanno (60% c.a contro 40% c.a: interessante l’inversione fra il primo dato e il secondo nel caso dei portatori di handicap psico-mentale, cioè questi vivono prevalentemente in famiglia). Sono per la maggior parte inabili al lavoro (24, ossia 57%) e disoccupati per la quota restante. Il dato di inabilità cresce percentualmente, come prevedibile, nel caso dei portatori di handicap fisico-organico.

Alcune storie

“M. è algerino e ha 50 anni, da oltre vent’anni vive in Italia. Nel 2005 è riuscito a realizzare il sogno di ricongiungersi con sua moglie e i suoi figli in Italia, aveva un lavoro stabile, avevano preso un appartamento in affitto ed erano felici, ma nel 2009, con la perdita del lavoro, il sogno è svanito ed ha dovuto far tornare tutti a casa e così ora si ritrova completamente solo, ad affrontare un tumore che da anni non lo lascia in pace, senza l’abbraccio di sua moglie e i baci dei suoi figli.

Ancora a stento riesce a pagare l’affitto di una stanza, ma quanto durerà? Quanto manca al finire in strada? Eppure in Algeria non può tornare perché non riuscirebbe a trovare un lavoro in grado di sfamare tutta la famiglia e non potrebbe proseguire la chemioterapia.”

“A., 73 anni, è vedovo con tre figli. Ha sempre fatto il cuoco stagionale in riviera per cui non ha potuto accumulare contributi sufficienti a garantirgli una pensione soddisfacente: attualmente percepisce 440 Euro al mese e non ha una casa. Con la famiglia non è in buoni rapporti a causa di dispute ereditarie con i fratelli per un terreno agricolo. Ha perduto la moglie e una figlia piccola in un incidente stradale; i tre figli rimasti vivono all’estero con le loro rispettive famiglie e nulla sospettano delle sue reali condizioni fisiche ed economiche, perché lui desidera tenerli all’oscuro e non vuole che se ne preoccupino. La sua storia clinica è segnata da ripetuti infarti nel 2001, nel 2004 e più recentemente nel 2014. L’età e le condizioni di salute gli rendono assai penoso e difficile trovare piccoli lavori con cui integrare il magro bilancio. Tragedie familiari, pochi soldi, senza casa, senza affetti, non si può certo negare che la vita gli abbia finora mostrato un volto terribilmente triste.”

“V., anziana madre 75enne, vedova, convivente con un figlio psicotico con diagnosi di schizofrenia paranoide, e pregressa storia di tossicodipendenza. Il comportamento del figlio è andato peggiorando nel corso degli anni, sfociando in gravi atti vandalici nell’immobile in cui abitano, una casa popolare, giungendo a distruggerne gli arredi. Si sono anche mano a mano aggravati i comportamenti autolesionistici, che lo hanno portato più volte sull’orlo del decesso, e aggressivi nei confronti della madre, alla quale continuamente fa minacce di morte; rifiuta ogni forma di aiuto medico da parte dei presidi territoriali, che del resto sono stati finora incapaci di gestire il caso, se non con qualche, temporalmente limitato, TSO. La signora è reduce da una grave malattia oncologica e purtroppo è costretta a stare, per quanto possibile, lontano dall’abitazione e a rifugiarsi presso la figlia divorziata, anch’essa con gravi problemi familiari; tuttavia non può evitare del tutto una qualche forma di sorveglianza del figlio, che altrimenti sarebbe in totale balia del proprio allucinato delirio. La pensione di 600 euro appare totalmente insufficiente a fare fronte alla complessa gestione di questa situazione familiare, ragione per cui la signora è costretta a rivolgersi alla Caritas per le molteplici esigenze sue e di suo figlio.”